Non si chiama Giuseppe, neppure Raffaele o Raffaele Nicola quel Cardinali che nella seconda metà dell’800 approdò in modo fortunoso all’Isola di Pasqua. E non è mai stato figlio di Zaverio. E neppure sarebbe nato nel 1875 o nel 1873, come si è potuto apprendere in numerosi articoli scritti qua e là sul web e pure sulla stampa. Sempre che, come  viene detto, sia stato viareggino.  Questo perché dai dati disponibili nell’archivio storico parrocchiale di Sant’Antonio, che custodisce tutto lo “stato civile” da inizio ‘700, e dal registro di Stato Civile del Comune di Viareggio, quei nomi, e in quelle date, non ci sono.

Ma facciamo un po’ di chiarezza.

Il cognome Cardinali risulta essere presente nella nostra città dal 1762 con Pasquale Cardinali e sua moglie Zita Giannini, entrambi censiti nel nucleo familiare di Bartolomeo Giannini, padre di Zita. Pasquale e Zita si sposano il 20 febbraio 1762;  nel registro dei matrimoni, appunto, si legge di Pasquale Cardinale , al singolare,  proveniente da “Salerno in Puglia”.  Di Pasquale non è riportata la data di nascita, ma  sappiamo che è morto il 18 marzo 1817 alla veneranda età di 94 anni e  quindi è nato nel 1723. L’indicazione della provenienza, “Salerno in Puglia”, è sicuramente frutto di malinteso all’epoca dell’iscrizione: come si sa la città di Salerno è sempre stata in Campania, e molto spesso chi proveniva da lì (come il caso di molti ischitani) lo troviamo indicato nei documenti con l’appellativo generico di ‘Napoletano’;  pertanto la precisazione “in Puglia” fa ragionevolmente supporre che si volesse indicare un luogo di provenienza diverso da quello campano, molto probabilmente il Salento, stupenda zona in provincia di Lecce, che in assonanza si avvicina di molto a Salerno. Difatti, basta consultare il sito www.cognomix.it per avere conferma di quella possibile provenienza geografica.

Nei successivi  Stati delle Anime  di Sant’Antonio, il cognome  compare alternativamente “Cardinale” e “Cardinali”, al singolare e al plurale, e poi dal 1778 definitivamente al plurale, “Cardinali”.

Stato delle Anime del 1774 -Archivio Storico Sant'Antonio Viareggio

Stato delle Anime del 1774 -Archivio Storico Sant’Antonio Viareggio

Nel 1774 il nucleo familiare del capostipite Pasquale risulta essere composto, oltre che dal medesimo e dalla moglie Zita Giannini, dalle figlie Teresa, Maria Angela e Maria Caterina, e dal primo figlio maschio Bartolomeo al quale, nel 1777, si aggiungerà anche Francesco.

Se fino al 1778 le registrazioni anagrafiche per famiglie ci sono giunte in minuscoli libricini, le “bacchette” appunto, redatte ex novo anno per anno, in seguito vengono riportate in grossi registri, libroni, non più in ordine temporale bensì alfabetico per cognome del capofamiglia. E purtroppo ci sono giunte incomplete mancando, per determinati periodi, diverse lettere.  Non abbiamo trovato la trascrizione della consistenza familiare degli unici discendenti maschi di Pasquale, Bartolomeo e Francesco, ma le abbiamo comunque  ricavate incrociando i dati dei registri delle nascite, morti e matrimoni.

Bartolomeo e Francesco, quest’ultimo detto ‘Cecco Prete’, si sposano rispettivamente con Maria Giovanna Chicca e Chiara Corsinelli, anch’essa poi detta ‘Cecca Preta’. Dei figli del primo, ben dieci, sopravvive e continua la casata solo Zaverio, mentre quelli di Francesco, otto, solo due maschi, Pasquale e Tommaso, perpetuano il cognome.

Libro dei Morti, 1811 - Archivio Storico Sant'Antonio Viareggio

Libro dei Morti, 1811 – Archivio Storico Sant’Antonio Viareggio

Di Bartolomeo e Francesco abbiamo rinvenuto nel libro dei morti una “notizia” che ce ne riporta la loro tragica fine: “Si è ricevuto sicuro riscontro da Livorno che nella notte del dì 16 venendo il 17 di Dicembre 1811 a motivo d’una Fierissima Tempesta perì in Mare nelle vicinanze di Livorno, una Bilancella da Pesce con tutto l’equipaggio dove trovavansi quattro Persone di Viareggio, cioè Gio Bartolomeo e Francesco di Pasquale Cardinali, il primo di anni 41 e il secondo d’anni 34; Pasquale del fu Girolamo Borelli d’anni 35; e Vincenzo d’Angelo Tognetti d’anni 21.” Povera gente!

Chiara Corsinelli, rimasta priva dell’unico mezzo di sostentamento, era in attesa dell’ottavo figlio che venne alla luce un mese dopo il tragico evento: fu chiamato Francesco,  lo stesso nome di suo padre che non  conobbe mai.

Xaverio o Zaverio Cardinali, unico figlio maschio sopravvissuto di Bartolomeo, si sposa con Assunta Barsella; genera sette figli, tre femmine e quattro maschi di cui solo uno sopravvive, Gio Bartolomeo Pantaleone che muore all’età di trent’anni e del quale non si rileva traccia di matrimonio presumendo pertanto  l’estinzione del ramo. Di sicuro non c’è traccia d’un figlio di nome Giuseppe o Raffaele, o Raffaele Nicola,  dei quali altri hanno scritto in passato.

Tra tutti, solo di Saverio  abbiamo trovato tracce significative del suo passaggio terreno : due lapidi ancora esistenti in città ce ne tramandano la memoria. La prima, la più nota almeno per il suo contenuto, è quella scovata da Franco Anichini nella ‘marginetta’ che si trova all’angolo tra via Aurelia Nord e via della Gronda; la ‘più nota’ perché ha dato spunto a Lorenzo  Viani , nel romanzo “Angiò uomo d’acqua”, per l’epitaffio nel dipinto ex voto che il protagonista, Angelo Bertuccelli,  affiggerà nella chiesa di Sant’Antonio e che così recita:

 A onor di Dio e a onor di Sant’Antonio / questo quadro qui pose / Angelo Bertuccelli / uom che sull’onde chiare / vivea la sua famiglia / con fatiche e stenti /sul procelloso mare alle burrasche ai venti / per grazia ricevuta pensò / questo di fare / Acciò / se di qui passi arresta il passo / e pace eterna implori / all’ombra di costui / se sei cristiano

Lapide esistente nella marginetta in via della Gronda angolo via Aurelia

Lapide esistente nella marginetta in via della Gronda angolo via Aurelia

Sulla lapide voluta da Zaverio Cardinali, datata 1851,  è scritto invece così:

A onor di Sant’Antonio / la fece fabbricare Zaverio Cardinali / uom che nell’onde chiare / vivea la sua famiglia / con le fatiche e a stenti / sul procelloso mare / alle burrasche ai venti / per grazia ricevuta / pensò questo di fare / Acciò / se di qui passi arresta / e prega il Padovano / che pace eterna implori / all’alma di costui / se sei cristiano

La seconda lapide è conservata nella cappellina della Madonna al Ponte di Pisa, quella che si crede sia stata eretta per ringraziamento allo scampato pericolo dell’epidemia di colera del 1854, probabilmente forviati da una targa murata all’interno che recita: Il colera per grazia ricevuta dalla Madonna non passò questo limite; da quell’evento nacque la tradizione delle baldorie, il 7 settembre,  in origine un grande fuoco di suppellettili, materassi, indumenti e quant’altro che, almeno all’epoca, altro non fu che l’unico metodo per disinfettare ed affrancarsi dal pericolo del morbo.

Un po’ nascosta, sempre all’interno della cappellina, c’è un’altra scritta in latino e datata 1837 che così dice:

Xaverius Cardinali de Viareggio / suo ergo beati dei genitricem

devotione ediculam hanc aere / proprio a  fundamentes erexit

An. Dom. MDCCCXXXVII .

che tradotta sarebbe: Saverio Cardinali di Viareggio per la sua devozione verso la Madre di Dio beato eresse dalle fondamenta questa edicola con suo denaro. Anno Domini 1837.

Negli anni la cappellina venne spostata per favorire il passaggio del tram, poi nuovamente ricollocata nel sito originario ed in ultimo distrutta dai bombardamenti, per poi  essere riedificata nel dopoguerra così come oggi la possiamo vedere.

Sicuramente Zaverio Cardinali è stato un marinaio, o comunque fortemente correlato al mare, fonte di sostentamento della sua famiglia, e deve aver scampato grandi pericoli se per “ex voto” o grazia ricevuta se ne trova ancor oggi traccia in due distinte lapidi e nella costruzione di una cappellina.

Di lui non sappiamo molto di più, se non che sicuramente non è stato il progenitore del naufrago all’Isola di Pasqua, come invece è stato erroneamente riportato.

IL NAUFRAGIO ALL’ISOLA DI PASQUA

Tratto da   http://www.ligamar.cl/revis11/74.htm e tradotto dallo spagnolo:

Il 15 luglio, 1896, mercoledì, l’imbarcazione “Apolline Emilie” si trovava alla fonda nella baia di Hanga Roa, sull’isola di Rapa Nui meglio conosciuta come Isola di Pasqua. La nave aveva una stazza di 680 tonnellate, scafo in ferro, lunga 50,5 metri e larga 9,41,  iscritta nel registro navale cileno dal 1894 con lo stesso nome col quale ma era stata costruita, nel 1868, in Francia. Il suo proprietario Don Enrique Merlet e Co., aveva la concessione per lo sfruttamento dell’isola e con la sua flotta commerciava tra questa ed il porto di Valparaiso, sulla costa cilena.

Da giorni era in corso una violenta bufera e l’equipaggio, composto da dieci cileni, tre tedeschi ed un italiano al comando del capitano Valk, aveva gettato tre ancore per tentare di stabilizzare l naviglio ma le catene vennero ad una ad una spezzate dalla forza dei marosi.

La mattina del 15 sembrava che il vento stesse calando e pertanto il capitano decise di iniziare le operazioni di carico/scarico utilizzando piccole imbarcazioni; ma il vento riprese forza e di conseguenza anche il mare tanto da spezzare l’ultima catena che teneva ancorata la nave che così andò alla deriva verso la costa. Nel giro di due ore andò distrutta sprofondando negli abissi, e con lei anche parte dell’equipaggio che si trovava a bordo.

Nei giorni a venire, la goletta cilena “Maria Luisa” soccorse i quattro superstiti ma solo tre si imbarcarono per essere trasportati a Valparaiso. Il quarto, l’unico italiano, “Nicola Cardinali”, decise di rimanere sull’isola e lì  si stabilì definitivamente, lasciando numerosi discendenti.
Queste informazioni sono state ricavate dal quotidiano “El Mercurio” di Valparaiso , dai dati forniti da Vidal Gormaz, ufficiale della marina militare cilena nonché idrografo,  e dal giornale “La Union”. Risultando tra loro alcune incongruenze,  riteniamo che le ultime due siano le più affidabili poiché  fonti ufficiali e contemporanee agli accadimenti.

Fonti
Cilena Navy Memorial, anni 1894-1896
Gormaz Vidal, Francisco “Naufragi al largo della costa del Cile”, 1901
El Mercurio de Valparaíso, agosto 1996
Gazzetta di Valparaiso dell’Unione, anni 1894-1896

Le notizie su Cardinali proseguono con quanto ratto dahttp://www.netaxs.com/~trance/news6.html , tradotto dall’inglese:

Camillo Branchi, direttore de “L’Italia”, giornale di Valparaiso, intervistò a Rapa Nui nel 1933 Cardinali che gli mostrò la sua casa sulla quale sventolava la bandiera italiana. Cardinali aveva una figlia, Maria Angela Carmen, nata nel 1918, conosciuta sull’isola come Carmela Pakomio. Sposò Alberto Paoa ed ebbe 3 figli e 4 figlie. Dopo essere diventata vedova, si risposò ed ebbe altri quattro figli.
Alberto, il primogenito, nacque nel 1933. Era un gigante di due metri e somigliava al nonno: pelle chiara,  capelli biondi e  occhi verdi. All’età di 23 anni – insieme con sette altri isolani – organizzò una tragica avventura tentando di raggiungere Tahiti in una piccola barca. Non se ne seppe più nulla.
Cardinali, grande amico di Padre Englert  [Anton Franz Englert un frate cappuccino di origine tedesca fondatore dell’omonimo museo antropologico dell’isola], visse i suoi ultimi anni in cattiva salute. Fu sepolto nel cimitero dell’isola, avvolto nella bandiera italiana come suo desiderio. Il poeta Guido Bonetta, di La Calera, lo ha esaltato in una poesia. Il nome della illustre toscano si spense poichè lui non aveva figli superstiti, ma i suoi discendenti lo riconobbe dopo la sua morte. Samuel Cardinali, ex sindaco dell’isola, così come gli altri membri della famiglia, portano il suo nome con orgoglio.

CONCLUSIONE

Indagando ancora nella genealogia dei Cardinali abbiamo traccia di un “Raffaello Leone”, pronipote di quel Francesco perito in mare assieme al fratello Bartolomeo, figlio di Tommaso Cardinali detto “Ciampao di Cecco Prete” e di Maria Ester Lazzarini, nato il 16 febbraio 1869. La somiglianza tra ‘Raffaele’ e ‘Raffaello’ ed il lieve scarto dell’anno di nascita (1873- 1869) potrebbero far ipotizzare che possa trattarsi del naufrago dell’Isola di Pasqua.

Anche il bel libro “Altri naufragi” di Viviano Domenici, dove nel primo capitolo dal titolo “Il naufrago viareggino che mise su famiglia a Rapanui” viene rievocata la vicenda,  riporta dati discordanti sul nome e sulla data di nascita del Cardinali, probabilmente a causa del ricordo lontano nel tempo e di conseguenza non proprio chiarissimo fornito dai preziosi testimoni che l’autore ha avuto occasione di ascoltare su quell’isola lontana.

Abbiamo anche chiesto notizie al museo antropologico Englert ed alla biblioteca Mulloy di Rapanui  ma, almeno per ora, non ne abbiamo cenno.

Claudio Lonigro e Alfredo Dal Pino