UNA LIMPIDA VOCE SUL MARE DI VIAREGGIO BIOGRAFIA DI SALOMEA KRUCENISKIJ
pubblicato su ‘Quaderni di storia e cultura viareggina’ n.2-2001
Edito da Istituto Storico Lucchese – Sezione di Viareggio
Biblioteca Comunale G.Marconi
Nasce il 23 settembre 1872 a Ternopol, in Ucraina, da una famiglia appassionata di musica: il padre sacerdote, che ha compiuto studi musicali approfonditi, dirige un coro mentre la madre, che fa pare del coro diretto dal marito, si preoccupa di far conoscere i canti della propria terra. Teodora, madre della piccola Salomea, trova un terreno fertilissimo nella fanciulla che inizia a cantare sotto la direzione dei genitori. Il nonno, giornalista e critico, si accorge immediatamente del talento naturale della nipote tanto da scoprire in lei un diapason da tre ottave. Convince i genitori di Salomea a mandarla a studiare in modo professionale, dopo che nel 1887 si era esibita pubblicamente durante una festa di fine anno scolastico, riscotendo un grande successo e ricevendo complimenti per la sua voce, così cristallina come ugualmente potente. In questa circostanza conosce il critico musicale Vladimir Sadovschi, che si innamorerà di lei e la seguirà in tutte le tappe della sua carriera. Il suo amore non sarà mai ricambiato da Salomea, tanto che lui sceglierà la carriera sacerdotale recandosi a Vienna a dirigere il coro di S.Barbara. Rimarrà sempre in contatto epistolare con la cantante e nel cimitero di Leopoli, dove attualmente riposa il nostro soprano, a dieci passi dalla sua tomba Vladimir sorveglia il suo dolce dormire.
Nel 1891 Salomea inizia a studiare canto e arte vocale nel Conservatorio di Leopoli sotto la guida del maestro Valeri Visotschi, che aveva studiato il bel canto italiano e probabilmente racconta alla sua allieva la bellezza e la cultura di quel paese così lontano. Inizia a cantare nei concerti, eseguendo canti tratti dapprima dal repertorio del folclore ucraino e poi da altre opere liriche. Il successo è immediato. Nel 1893 canta per la prima volta la parte di Leonora tratta da “La favorita” di Doninzetti, e nell’autunno del 1894 ri reca finalmente a Milano per perfezionare i suoi studi, avendo modo di conoscere di persona quel paese tanto sognato e del quale aveva tanto sentito parlare. Possiamo solo supporre che ne sia rimasta incantata e a dimostrazione della sua umiltà noi sappiamo che a Milano non si esibì, affermando di non essere ancora pronta per cantare alla perfezione, come avrebbe voluto.
Decide allora di tornare a Leopoli e canta in due opere estremamente significative per la sua carriera: la ‘Carmen’ di Bizet e la ‘Manon Lescaut’ di Puccini. Allora avviene il primo incontro, solo letterario e musicale, tra la nostra soprano e il compositore lucchese; un incontro a distanza, ma forse inconsapevolmente foriero di possibilità per il suo futuro artistico.
Nel 1895 avviene la prima grande svolta nella carriera di Salomea: va a Vienna ed inizia ad interpretare le opere di Wagner, rivelando una potenza vocale del tutto inaspettata: non solo sfruttava la sua voce per impersonare le eroine della tradizione popolare germanica, ma con una capacità di immedesimazione stupefacente, era in grado di identificarsi con il suo personaggio tanto da far pensare allo spettatore di osservare sul palcoscenico non un interprete, ma il protagonista stesso. Com’è facile intuire il successo fu strepitoso e lei si affermò nei teatri austriaci come la migliore interprete di Wagner; fisicamente è ricordata come una donna statuaria e bellissima, dotata di quella voce meravigliosa che sembrava adoperare senza sforzo.
La sua fama varcò i confini dell’Austria e la sua presenza cominciò ad essere richiesta in tutta Europa; così nel 1896 partì per una tournee che le fece toccare molte piazze europee, soprattutto italiane,: Cracovia, Odessa, Cremona, Ferrara, Trieste, Udine e di nuovo Milano. La ritroviamo addirittura a Santiago del Cile alla fine del 1897. La sua fama adesso si sta consolidando sempre di più e per ben cinque stagioni, dal 1898 al 1902, diventa la prima donna dell’Opera di Varsavia, dimostrando carattere fermo e deciso nell’affermare la dignità della sua patria., l’Ucraina, come vera nazione. Era successo che il direttore dell’Opera di Varsavia aveva costretto la cantante a partecipare ad un concerto in onore dello Zar e il soprano aveva protestato ‘vocalmente’ eseguendo un canto tipico del folclore ucraino, ricordando molto bene gli insegnamenti della sua mamma. Lo Zar aveva preteso il suo allontanamento dal teatro di Varsavia, ma questo non fu possibile perché l’opinione pubblica appoggiò il soprano, impedendo qualsiasi azione contro di lei.
Il 14 gennaio 1900, al teatro Costanzi di Roma, viene rappresentata la Tosca,, e sempre nel medesimo anno Puccini si reca a Londra e ha occasione di assistere ad una rappresentazione di un dramma dall’ambientazione esotica, dal titolo “Madama Butterfly”. Si trattava del dramma di un impresario teatrale e drammaturgo statunitense, David Belasco, che aveva a sua volta preso il tema da una novella di J.L.Long, cambiando in tragedia il convenzionale lieto fine. Puccini ne resta folgorato: giudica bellissima la storia e si getta immediatamente a scrivere la musica, senza pensare ad altro. Non lo sfiora minimamente il pensiero che una storia del genere possa non incontrare il favore del pubblico: è troppo bella e commovente. Infatti incentrata sulla figura di Butterfly la storia si regge solo sulla protagonista e sul delicato svolgersi dei soui sentimenti che lasciano trasparire la fragilità della piccola geisha ad un incrollabile fiducia nel marito, che non esita a tradirla per un’altra.
Il 17 febbraio 1904 alla scala di Milano va in scena la ‘Madama Butterfly’ per la prima volta e succede l’impensabile, l’imprevedibile: l’opera subisce un fiasco memorabile e il grande Puccini è costretto a battere in ritirata e a rifugiarsi nella sua villa a Torre del Lago a meditare sulla sconfitta e soprattutto a cercare di capire il perché di quella tragedia. Puccini è sempre convinto della validità della sua opera lirica e decide di cambiarne l’assetto tecnico: divide l’opera in tre atti dai due che erano originariamente e poi inizia a pensare alla prossima rappresentazione. Deve trovare il luogo e cosa non secondaria, l’interprete.
A questo punto avviene l’incontro tra il maestro e Salomea: noi non sappiamo se furono gli amici di Puccini a sussurrare al suo orecchio il nome della cantante o se fu la grande fama di interprete wagneriana a causare questo avvicinamento tra i due personaggi. Certamente le grandi doti vocali della nostra cantante ucraina erano note da tempo e sicuramente hanno giocato un ruolo fondamentale nell’attribuzione della parte di Butterfly. Salomea prende molto sul serio questo impegno, tanto da trascorrere tre mesi a ripassare la parte, indossando perfino gli abiti di scena per immedesimarsi ancor più nel suo personaggio.
Finalmente giungiamo al 28 maggio 1904, al teatro Grande di Brescia, quando dobbiamo immaginare un puccini dietro le quinte, trepidante e con cuore in gola, in attesa, così come Salomea, titubante ma decisa a mettere tutta se stessa in Butterfly. Il risultato fu un trionfo memorabile: Puccini non si era sbagliato sulla bellezza dell’opera.
Non soltanto la vita di Puccini trarrà enormi benefici da questo successo, ma anche quella di Salomea: infatti la cantante decide di stabilirsi a Viareggio in una casa sulla Passeggiata, all’incrocio tra via Flavio Gioia e Viale Carducci. Dai balconi della sua casa può ammirare il mare e le onde che ne increspano la superficie, ora calma, ora in tempesta; più di una volta dirà che quell’ondeggiare del mare sotto la furia del maestrale le ricordava il mare di spighe mosse dal vento della sua Ucraina.
Nella sua casa Salomea riceveva ospiti ai quali raccontava i suoi successi e la sua passione per il canto e tra i frequentatori assidui del suo cenacolo troviamo Cesare Riccioni, sindaco di Viareggio per ben due volte e grande ammiratore della bellezza della cantante. Il corteggiamento fu lungo, ma alla fine prevalse l’amore: i nostri due innamorati decisero di sposarsi a Buenos Aires, dove la cantante era molto conosciuta e apprezzata, il 10 luglio 1910 e di risiedere poi stabilmente a Viareggio insieme nella casa di Salomea. Questa unione non fece che raffrzare il rispetto e la stima per la cantante, che si trovò ad essere, forse suo malgrado, al centro dell’attenzione. Le signore attendevano con ansia la sua passeggiata quotidiana, per osservare la sua acconciatura e i suoi abiti, dal momento che la sua perfezione era totale, anche nei dettagli.
Salomea canterà ancora: nel 1913 per sei stagioni in Argentina, nel 1920 come solista a Buenos Aires, nel 1924 a Milano, nel 1927 a Parigi, tra il 1927 e il 1928 negli Stati Uniti e in Canada, nel 1929 a Roma e nel 1932 a Venezia. Cantava sia il repertorio d’opera, sia i canti del folclore ucraino, a cui era particolarmente legata. La sua vita scorreva quindi tranquilla nella nostra città balneare fino al 1936, quando morì suo marito, lasciando in eredità alla moglie un ricco patrimonio culturale.
Salomea decise di donare la ricca biblioteca del marito alla città di Viareggio, perchè tutti potessero usufruire di così tanta cultura; d’altra parte non poteva esserci decisione migliore, dal momento che Cesare Riccioni stesso era stato il fondatore e il patrocinatore dell’istituzione di una biblioteca comunale nella nostra città. Inoltre egli aveva promosso l’erezione del monumento in ricordo del poeta Shelley, che tuttora si trova nella piazza che porta il suo nome.
In una lettera del 2 aprile 1937 indirizzata al Commissario Prefettizio del Comune di Viareggio, Salomea esprime il desiderio di donare la biblioteca del marito a quella del Comune e afferma che questi libri saranno collocati provvisoriamente in una stanza del Liceo Ginnasio Carducci in seguito agli accordi che la cantante stessa aveva preso con il Preside di quella scuola. In questo modo noi sappiamo che i libri di Riccioni si trovano presso il Liceo Classico di Viareggio. Salomea voleva evidentemente che il ricordo del marito non scomparisse con il tempo e credeva che la cosa migliore fosse quella di lasciare un segno tangibile della sua attività e dei suoi interessi.
Infatti il mostro soprano si stava preparando a partire da Viareggio: aveva deciso di lasciare l’Italia, ma prima di andarsene definitivamente, desiderava che di lei e di suo marito restasse un buon ricordo. Da qui, come si è visto, la donazione dei libri e di conseguenza la richiesta del nulla-osta per un passaporto per l’estero datata 23 aprile 1937.
C’è da aggiungere un’altra considerazione: l’Europa in quegli anni era attraversata da venti di guerra e le notizie che giumgevano in Italia non erano affatto rassicuranti. Si profilavano all’orizzonte le fosche nubi di una guerra e Salomea forse nel fondo del cuore portava nostalgia per la patria. Si allontanò per sempre dall’Italia nel 1939, consapevole del fatto di aver dato il meglio di se stessa nelle opere che aveva cantato e felice per l’amore che aveva ricevuto da tutti e per quello che aveva donato al suo sposo.
Gli avvenimenti della seconda guerra mondiale furono osservati da Salomea a Leopoli, dove insegnò il bel canto italiano al Conservatorio dal 1945 al 1952, non senza contrasti però. Il governo di allora non era stato molto contento di affidarle quell’incarico, ma la sua fama e la sua preparazione professionale erano indiscutibili.
Salomea si spense a Leopoli il 15 novembre 1952 e subito divenne una gloria nazionale; il cimitero della città conserva uno splendido monumento funebre sulla sua tomba.
Tratto da
UNA LIMPIDA VOCE SUL MARE DI VIAREGGIO
BIOGRAFIA DI SALOMEA KRUCENISKIJ
di Antonella Cerretani
pubblicato su ‘Quaderni di storia e cultura viareggina’ n.2-2001
Edito da Istituto Storico Lucchese – Sezione di Viareggio
Biblioteca Comunale G.Marconi