Estratto e rielaborato dalla pubblicazione
L’ISTITUTO DEI POVERI VECCHI
a cura della classe II^D
dell’ ISTITUTO PROFESSIONALE DI STATO PER I SERVIZI COMMERCIALI E TURISTICI
“Guglielmo Marconi” – Viareggio
IV Borsa di studio “Nieri e Paolini”
Anno scolastico 1991/92
Edizione della Fontana – per i tipi “L’Ancora-A.Bertolozzi”, Viareggio, agosto 1994
Nel cimitero di via Cairoli, istituito nel lontano 1803 a seguito dell’editto di Saint Cloud emanato da Napoleone Bonaparte e che imponeva di seppellire i morti in appositi luoghi fuori dall’abitato, non si effettuavano più seppellimenti fin dal 1876, anno in cui venne chiuso e nel quale entrò in funzione l’attuale cimitero comunale del “Marco Polo”: Continuò a funzionare la sala mortuaria fino alla fine del 1932, quando verrà sostituita da quella realizzata nel nuovo cimitero. L’area cimiteriale di via Cairoli rimase chiusa per cinquant’anni, prima di poter esumare i resti mortali e quindi rendere l’area disponibile. Da questo momento si può parlare della fondazione della Casa di Riposo, che prima dell’attuale collocazione si trovava poco distante, in via Cairoli 103 e che si chiamava Istituto dei Poveri Vecchi.
Inizialmente , l’Istituto del Poveri Vecchi aveva sede in un vasto fabbricato già appartenuto alle suore Mantellate che il comitato promotore acquistò e che dopo lunghi lavori, dallo stato di fatiscenza nel quale si trovava, venne trasformato in una solido edificio ultimato nell’agosto del 1920 ed inaugurato nel successivo settembre.
Entrando a sinistra vi era l’ufficio della direzione, a destra vi era la cappella, sulla cui porta l’epigrafe dettata da dettata da Don Pietro Panichelli ed una lapide riportante l’ultimo bollettino di guerra del generale Diaz. All’intorno, lun go le pareti, vi erano i ritratti dei viareggini caduti nella prima guerra mondiale. Entrando nella cappella si aveva davanti un magnifico altare settecentesco in marmo massello bianco e rosa con intarsi colorati di pregevole fattura, donato dai coniugi Polledri. Senz’altro l’elemento più importante della chiesa e che attualmente si trova nella cappella del Santissimo, nella chiesa del Sacro Cuore. Alla ristrutturazione dell’edificio ed al mantenimento contribuirono diverse organizzazioni, banche, ed anche molti privati. Moltissima gente prestò la propria opera gratuita in lavori di muratura. E sempre dal foglio pubblicato dall’Istituto trascriviamo un invito della direzione: DONNE VIAREGGINE, L’ISTITUTO DEI POVERI VECCHI S’INAUGURA OGGI, NON MANCHI IL VOSTRO AIUTO.”
E veramente l’aiuto di Viareggio non è mai mancato. A ricordo di ciò riportiamo l’epigrafe che si trova nella sala d’ingresso: “XII Settembre MCMXX – Monumento di Anime che il cuore generoso di Viareggio elevò sulle basi della carità di Cristo nella prima data secolare che dalla sua terra ebbe titolo e onore di città”.
La fonte principale delle notizie di riportate di seguito sono tratte dalla raccolta del periodico “Tramonto Sereno”, custodita presso la Casa di Riposo a far corso dal 1920.
Dal Foglio Volante n.1 del 12 settembre 1920, edito dall’allora Istituto dei Poveri Vecchi , e dal testo della relazione che l’economo dell’Istituto lesse durante l’inaugurazione, si ha notizia del sorgere di tale istituzione: “In quel tempo la guerra immane, che seminò tanti lutti e tanti guai, ferveva in tutta la sua pienezza e incerta era ancora la vittoria, che, a prezzo di sangue e di miserie umane contendevano le nazioni combattenti. Paladini Enrico e il M.o Antonio Cinquini, chiamati in servizio militare, si trovavano nel febbraio del 1918 l’uno a Prato nella Caserma di S.Barbara e l’altro a Firenze presso il Comando dell’Armata. In uno di quei momenti in cui l’uomo sente maggiormente il bisogno di volgere il pensiero a Dio, essi, inconsapevoli l’uno dell’altro data la distanza che li separava, formularono un voto al Sacro Cuore di Gesù: Se mi assisti, Divin Cuore, e se questa mia povera vita permetterai che si conserva anche in mezzo ai pericoli, cui potrei essere esposto; se rivedrò i miei cari; se la patria otterrà la palma della vittoria, nel mio paese e per la mia iniziativa un tempio e un istituto di beneficenza sorgeranno ad eternare le tue glorie e i figli d’Italia, caduti sui campi dell’onore, saranno quindi perennemente ricordati e suffragati.”
Nel maggio del 1922 inizia la regolare pubblicazione di Tramonto Sereno come bollettino mensile dell’Istituto. Il nome è scelto simbolicamente, si vuol dare agli anziani un tramonto di vita reso sereno dalla carità cristiana.
Al suo sorgere l’Istituto dei Poveri Vecchi è un ente giuridico legalmente costituito sottoforma di Cooperativa Anonima di Produzione e Lavoro (CAPEL); ha uno statuto ed i suoi soci si dividono ini due categorie: azionisti ed operai. Gli azionisti possono essere tutti coloro, uomini e donne, che professano la religione cattolica, gli operai tutti coloro, uomini e donne, che avendo compiuto il sessantesimo anno d’età siano riconosciuti poveri, soli e abbandonati.
Nel 1922 gli ospiti sono complessivamente 31, di cui 14 uomini e 17 donne, ma scorrendo le copie successive del bollettino si nota che di anno in anno il numero dei ricoverati cresce costantemente. Al primo gennaio 1923 gli ospiti sono 40, ed anche le donazioni affluiscono costantemente con oboli mensili di 5-10 lire versati da un numero sempre crescente di benefattori.
Sin dall’agosto del 1923 si avverte la necessità di dover ampliare la struttura che, con l’aumentare degli ospiti, si rivela insufficiente. L’amministrazione comunale inizia a prendere in considerazione una domanda firmata da centinaia di cittadini che richiedono l’assegnazione del terreno del vicino vecchio cimitero ormai dismesso per costruirvi un nuovo fabbricato.
In Tramonto Sereno del gennaio 1925 viene pubblicato un articolo dal titolo ‘Per il nuovo locale’ che inizia ‘I giornali tutti in questi giorni hanno pubblicato la notizia che il nostro governo, in occasione del venticinquesimo anno di regno del Re Vittorio Emanuele, promuoverà la formazione di un grande Istituto destinato a coordinare, completare e modernizzare l’assistenza a favore dei Poveri Vecchi e combattere l’accattonaggio‘. Nei successivi numeri del bollettino, la richiesta viene rinnovata insistentemente “… Del resto una volta proprietari del vecchio cimitero avremmo già Istituti di credito che ci fornirebbero i primi capitali per inziare e portare a buon punto i lavori …“, aggiungendo di volta in volta la disponibilità di molti oblatori e professionisti disposti a fornire opera gratuita, come anche la costituzione di un fondo a tal scopo intitolato al S.Curatino di S.Andrea.
Finalmente nel Tramonto Sereno del gennaio 1928 esce l’attesa notizia: il Podestà di Viareggio, mercè l’interessamento del Presidente onorario dell’Istituto, Duca Francesco Salviati, ha promesso di concedere l’area del vecchio cimitero per la costruzione del nuovo fabbricato ad uso dell’Istituto dei Poveri Vecchi. Nei numeri successivi del bollettino si parla anche del relativo progetto con l’augurio che “venga realizzato gratuitamente e che venga attuato da maestranza cittadina, ad economia, nell’interesse dell’Istituto stesso ed anche della locale classe operaia”. Nello stesso numero, all’articolo ‘Sogno e realtà’, viene rivolto un invito ai proprietari delle tombe privilegiate affinchè vengano incontro all’Istituto nel lavoro di rimozione dei resti mortali.
Le prime esumazioni iniziano nell’aprile del 1928 e la direzione dell’Istituto si rivolge nuovamente ai viareggini affinchè offrano la loro collaborazione.
Il Podestà di Viareggio, con un manifesto alla cittadinanza, avverte le famiglie che hanno dei cari nel vecchio cimitero, perchè rivendichino nei tempi stabiliti il diritto al trasferimento delle salme in appositi loculi nel nuovo cimitero. Nello stesso articolo si dice che “…la chiesa, per ora, rimarrà l’attuale ..”
Nell’agosto dello stesso anno si ha notizia dell’approvazione del progetto presentato da Attilio Petrucci, con la riserva di poterlo attuae non appena il Comune concederà l’area, concessione che giungerà nell’ottobre quando viene deliberata la soppressione del vecchio cimitero e la donazione di tutto il terreno alla Venerabile Confraternita della Misericordia che, a sua volta, dovrà darlo in concessione all’amministrazione dell’Istituto dei Poveri Vecchi per la costruzione dell’edificio. “Con questa soluzione, che a prima vista potrebbe sembrare strana, l’Amminsitrazione Comunale è sicura che il terreno che oggi dona, resterà ad un ente morale legalmente costituito ..“. Non fu possibile fare la donazione direttamente all’Istituto dei Poveri Vecchi poichè, come abbiamo detto, era costituito in cooperativa di lavoro.
Nell’edizione del gennaio 1929 di Tramonto Sereno viene pubblicato il prospetto della facciata del progetto di Attilio Petrucci, dalla quale risulta che l’ingresso principale avrebbe dovuto essere in via Zanardelli e non sulla via Pucci, com’è attualmente; dalla veduta prospettica generale della nuova sede dell’Istituto si osserva anche come su via Zanardelli avrebbe dovuto sorgere una piazza che avrebbe dato indubbiamente grande respiro alla costruzione. Ma tale progetto non venne mai realizzato, tant’è che nel numero di febbraio 1929 del bollettino, si comunica che i lavori inizieranno dalla via Pucci e che il fabbricato andrà dalla via Cairoli alla via Zanardelli. Nello stesso bollettino compare il prospetto di via Pucci, che grossomodo è quello attuale, ad eccezione dell’altana che venne costruita successivamente.
La via Zanardelli allora era chiusa all’altezza di via Vittorio Veneto (allora Via di Mezzo) ed era una strada in cattive condizioni che serviva da deposito per gli attrezzi del Comune; del resto ancora oggi vi esiste un magazzino comunale, situato proprio di fronte alla chiesa.
I lavori di esumazione iniziano dalla tombe comuni e le ossa così disseppellite vengono portate con un autocarro al nuovo cimitero, in una fossa appositamente predisposta. In seguito verranno esumate anche le ossa delle ‘tombe distinte’, che verranno depositate in un unico ossario che sarà costruito nell’area sopra la quale sorgerà la nuova Cappella dell’Istituto. Su quell’ossario verrà poi posto un monumento donato dal Cavalier Enrico Nelli, l’Angelo di Buona Fortuna che tutt’oggi si osserva all’interno della Cappella. A testimonianza della presenza del vecchio cimitero rimangono ancora oggi alcune pietre tombali, riutilizzate nella costruzione del nuovo Istituto, e non è difficile, scavando nel giardino, trovare frammenti di ossa.
Nel maggio del 1929 vengono abbattuti i cipressi e gli eucalipti che adornavano il cimitero, e nel giugno viene dato corso alla posa delle fondamenta della chiesa per poter predisporre l’ossario nel quale verranno poste, come detto prima, quel che verrà esumato dalle ‘tombe distinte’.
Alle ore 11 dell’ 8 settembre 1929, alla presenza del Priore di S.Paolino, del Podestà ed altre autorità civili, viene svolta la cerimonia della posa della prima pietra dell’Istituto dei Poveri vecchi. Dopo il discorso del Priore fu benedetta la pietra, quindi dal Presidente dell’Istituto fu letta l’epigrafe scritta su pergamena, firmata dai presenti e rinchiusa in un tubo di piombo che fu messo dentro la pietra stessa.
I lavori della chiesa che, come già detto, iniziarono per primi, furono sospesi dando la precedenza a quelli del palazzo, ritenendo necessario dare prima il ricovero agli anziani che costruire la chiesa, la cui edificazione è rimandata per carenza di fondi. Difatti dall’edizione del dicembre 1929 di Tramonto Sereno si apprende che i lavori iniziati dal 26 di maggio erano costati sino ad allora ben Lire 34.014,55.
Il 5 gennaio 1931 viene iniziata la demolizione della vecchia chiesina dell’ex cimitero, intitolata a S.Michele. A suo fianco ne sorge un’altra provvisoria, che fa parte dell’edificio della Casa di riposo, in attesa della nuova “grande artistica chiesina, dove già riposano trasportati da noi, come già promettemmo, i resti dei morti seppelliti nei posti distinti del vecchio cimitero … I cittadini Allora che ci hanno sempre assistito, potranno pregare sull’ossario che custodisce le spoglie dei loro cari dinanzi al monumento del Cavalier Nelli che avremo cura di porre a ricordo e ad imperitura memoria dei trapassati, che tolti dai cimiteri, riposeranno fino al giorno del Giudizio Universale sotto il pavimento della nuova Chiesa.”
In seguito, la direzione e l’amministrazione dell’Istituto vengono trasferite da via Cairoli 103 a via Pucci 41; vi è anche il numero di telefono 2575. La prima Assemblea dei soci del nuovo Istituto si tiene il 26 marzo 1931, mentre il successivo 16 aprile avviene il trasferimento degli anziani dalla sede di via Cairoli alla nuova sede. “La funzione è di forma privatissima, con una processione che parte dalle ore venti dalla via Cairoli, dove tutte le facciate delle case erano state illuminate, durante il percorso accorreva nuova gente a salutare la statua del Sacro Cuore che veniva trasportata dalla vecchia alla nuova cappella e vecchietti, che procedevano lieti e commossi.”
Circa un mese dopo l’Istituto venne aperto alla visita dei cittadini fino a tarda sera; tutti si compiacquero anche se venne notata l’insufficienza della piccola cappella a contenere tutto il pubblico.
Nell’agosto 1931 viene ultimata l’esumazione dei resti mortali dal vecchio cimitero e viene proposta l’apertura della via Zanardelli, per la quale viene richiesto l’appoggio e l’aiuto del Comune. Nel successivo mese di ottobre vengono iniziati i lavori alla facciata dell’istituto, ancora grezza, e viene richiesto di poter abbattere il muro di cinta del vecchio cimitero, che invadeva in parte l’attuale sede stradale di via Zanardelli, per costruirne uno più interno, che poi è quello che attualmente delimita la Casa di Riposo.
I lavori alla facciata vengono ultimati nel febbraio 1932, mentre nella parte interna, dove prima sorgeva il cimitero, sorge un giardino con un piccolo frutteto, curato dagli anziani.
All’inizio del 1933 viene ultimata l’apertura della via Zanardelli e si termina di demolire la cappella con l’annessa stanza mortuaria dell’ex cimitero; nel successivo luglio viene tracciata la via Sacro Cuore, ma per ora si tratta di una piccola via sterrata e molto trascurata tanto da sollevare cori di lamentele perchè vengono occupate da carri e carretti, ciuchi e cavalli, sollevando anche un problema di igienicità dl luogo.
Nell’aprile del 1934 inizia il trasporto della terra dal vecchio cimitero a quello del Marco Polo, per provvedere alla sistemazione del tratto di strada via Zanardelli-via del Sacro Cuore. Il muro del vecchio cimitero è stato già abbattuto, ma il tratto prospicente la via Cairoli è rimasto ed è quello che troviamo attualmente. Circa a metà della sua lunghezza si apre un cancello che corrisponde all’ingresso del vecchio cimitero. A conferma di ciò non risulta nessuna notizia di un suo eventuale abbattimento e ricostruzione.
Nel mese di maggio 1934 la cappellina provvisoria viene spostata per far posto ad altri locali, e spostata nel luogo in cui oggi vi è la sala di soggiorno degli anziani, con l’ingresso su via Zanardelli. In questa nuova cappella viene collocata la statua dell’angelo donata dal Cav. Nelli e vi si aggiungerà anche un nuovo altare donato dai coniugi Emilio e Angeletta Gariboldi: “…l’altare è tutto in marmo bianco di Carrara, con colonne e fregi di breccia variegata, con ciborio pure in marmo, ha colonnine di breccia e porta in bronzo dorato. Nel paliotto dell’altare è scolpito l’emblema dell’Apostolato della preghiera. Il lavoro fu eseguito dalla stimata ditta Cav.F.Palla di Pietrasanta.” Questo altare si trova nell’attuale Chiesa al centro del presbiterio.
Nel frattempo viene portato a compimento il campanile della nuova chiesa, anche se manca ancora la parte terminale, e il 10 giugno 1934, festa del Sacro Cuore, le nuove campane squillano insieme a tutte le altre campane di Viareggio. Le campane sono state, costruite dalla ditta Lera con i metalli raccolti in tutta la città, sono tre: “Sulla maggiore dedicata alla Madonna di Lourdes, vi sono rappresentate la figura dell’Immacolata, della grotta di Lourdes e di S.Francesco, e porta le seguenti diciture: BEATA ME DICENT OMNES GENERATIONES – MONSTRA TE ESSE MATREM. La media dedicata a S.Teresina del Bambino Gesù, porta le figure del Cristo Re, del Crocifisso, di S.Teresina, seguite dai motti: LAUDATE PUERI DOMINUM – IMBRE ROSARUM REFOVES PRAECANTES. La più piccola, dedicata a S.Camillo, porta inciso il motto INFIMUS FUI ET VISITATIS ME.”.
Riferendosi a quanto pubblicato dal quotidiano La Nazione del 19 dicembre, che lanciava l’idea di un monumento alle vittime del mare, Tramonto Sereno propone a sua volta che la nuova erigenda Chiesa, rimasta per ora incompiuta per mancanza di fondi, venga dedicata ai cittadini caduti in guerra e periti in mare. In seguito, in quasi tutti i bollettini editi in quel periodo, si riprende l’idea del tempio votivo, idea appoggiata dai quotidiani Il Telegrafo e La Nazione che erano daccordo affinchè il tempio fosse l’erigenda chiesa del Sacro Cuore.
Finalmente nel settembre 1935 il Comune di Viareggio inizia a provvedere alla sitemazione di quel tratto della via Zanardelli e della via Sacro Cuore.
Il 18 dicembre di quello stesso anno alcuni anziani ricoverati donano i loro anelli d’oro alla Patria, mentre nel marzo del 1936 l’assemblea generale dei soci delibera di mettere a disposizione dei vecchi, aventi figli maschi, tre letti: fino a quel momento, infatti, gli anziani, pur bisognosi ma con figli maschi, non avevano diritto di essere accettati nell’Istituto. Un’altra deliberazione riguarda la decisione di unire ai ritratti dei caduti della Grande Guerra conservati nella cappella provvisoria, anche quell idei caduti nella guerra d’Africa. Siamo ai tempi della campagna d’Etiopia.
Nel maggio del 1938 il consiglio d’amministrazione delibera di riprendere i lavori interrotti per terminare la nuova chiesa, che sarà dedicata al Sacro Cuore e che nelle intezioni degli amministratori dovrebbe anche essere il tempio votivo per la memoria dei soldati caduti nelle ultime guerre e particolarmente quelli del mare. I lavori riprendono materialmente a dicembre.
Nel gennaio 1939 viene presentato un progetto, sempre di Attilio Petrucci, per il tempietto dei caduti in guerra, che dovrebbe sorgere nella nuova chiesa che finalmente viene completata ed inaugurata il 27 giugno 1940. La chiesa ha un’unica navata che in lunghezza, esclusa l’abside, misura 21,10 m. e 14,40 m. di larghezza. Sulla sinistra della navata, appena oltre l’ngresso che dà sulla via Zanardelli, è incorportao il campanile, mentre sulla destra vi sono gli elementi del tempietto dedicato ai caduti, poi in seguito eliminato, ed una lapide del 1920, già preesistente nel vecchio Istituto di via Cairoli, con la quale si dedica l’Istituto dei Poveri vecchi al ricordo dei caduti in guerra. A destra dell’ingresso si osserva la statua dell’angelo donata dal Cav.Nelli e dedicata alla memoria dei morti raccolti nel vecchio cimitero e di tutti i viareggini vittime del mare.
Proseguendo sulla sinistra, dopo l’ingresso che unisce la chiesa all’Istituto, la navata si allarga fino all’abside. In questo spazio si trova la cappella del Santissimo nella quale è posto il bellissimo altare del 1700 donato dai coniugi Polledri.
Il pavimento della cappella si trova al livello di quell odella chiesa, mentre il restante, che era adibito ad ospitare gli anziani durante le funzioni, è più alto come quello dell’Istituto, in modo che gli anziani non siano costretti a salire e scendere. Questo spazio era diviso in due: una parte per gli uomini ed l’altro per le donne. Dentro uno di questi spazi sarà realizzata in seguito la sacrestia.
L’abside è in forma semicircolare con due alti finestroni e nel mezzo una nicchia che conteneva la statua lignea del Sacro Cuore, che attualmente si trova in sacrestia. I finestroni vennero successivamente chiusi.
La parte inferiore della chiesa è divisa in tre arcate per parte: quelle sulla sinistra, come già detto, ospitano la cappella e la zona riservata agli anziani; quelle sulla destra sono chiuse con un semplice motivo architettonico.
L’altare maggiore è quello donato a suo tempo dalla famiglia Gariboldi.
Il 10 giugno 1940 l’Italia entra in guerra e nel settembre il consiglio d’amministrazione si rammarica di non poter inaugurare per il 4 novembre, come previsto, il Sacrario dei caduti. “Si faranno però le funzioni speciali in suffragio delle anime dei prodi caduti “.
Nel novembre del 1941, del giardino dei Poveri Vecchi rimane solo un roseto attorno alla statua della Vergine, mentre il restante viene convertito in orto di guerra.
Nel luglio del 1942 i ricoverati sono cinquantatre “…dei quali 34 sono uomini, che hanno appetito da lupi e diciannove sono donne che fanno a gara, per l’appetito, con i loro compagni. I buoni benefattori riflettano su questo particolare e non si dimentichino mai di loro, tanto nelle tristi come nelle liete circostanze.”
Dall’ottobre 1942 Tramonto Sereno cessa le pubblicazioni a motivo della guerra e del successivo periodo post bellico di riedificazione, riprendendo nel gennaio del 1949. Durante i pesanti bombardamenti subiti dalla città l’Istituto non ebbe gravi danni, come anche per gli anziani che, a causa dello sfollamento ordinato dalle truppe tedesche, furono allontanati da Viareggio.
In questo periodo scompaiono i due fondatori e principali benefattori dell’Istituto dei Poveri Vecchi: il maestro Antonio Cinquini, il 17 febbraio 1948, ed Enrico Paladini, il 14 marzo 1951.
Nel novembre del 1953 il campanile viene completato con il pinnacolo color granata, l’ultima nota per definire la chiesetta del Sacro Cuore ormai completa anche nella facciata a capanna, ornata da un modesto rosoncino.
Nel numero di giugno 1953 di Tramonto Sereno, si invitano le famiglie interessate a fornire all’Istituto i dati dei propri defunti caduti in guerra perchè si possa completarne l’elenco da collocare nel tempietto votivo che, finalmente, viene inaugurato nel novembre del 1959.
Tra i benefattori che hanno contribuito alla realizzazione è doveroso ricordare Antonio D’Arliano, detto Tono, che ha eseguito il quadro delCristo Risorto, collocato dietro l’angelo del Cav. Nelli. Forse tale collocazione non rende giustizia nè alla statua e nè al quadro dal momento che lo sguardo dell’osservatore non può soffermarsi completamente su nessuna delle due opere.
Da quegli anni in poi non si registrano particolari novità, se non che i Frati francescani, che da quarant’anni celebravano le funzioni nell’Istituto, rinunciano all’incarico. Ritenuta l’importanza della zona e la necessità di dover fornire assistenza spirituale agli ospiti dell’Istituto, l’Arcivescovo di Licca nomina cappellano Don Giuseppe Boninsegna, che all’epoca della pubblicazione del presente lavoro occupa l’incarico.