Ippolito Ragghianti
Viareggio 1865  – 1894

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 Tratto da  “Il museo degli strumenti musicali Giovanni Ciuffreda” a cura di Giorgio Spugnesi, Marcella Malfatti, Riccardo Lippi e Lisa Domenici

Nacque a Viareggio, nella casa di Piazzetta Sant’Antonio dove ancora è affissa una lapide di marmo in sua memoria, il 17 luglio 1865, figlio di Paolo e Teresa Lencioni.

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Dimostrando fin dalla tenera età una particolare predisposizione per la musica, i genitori lo affidarono al maestro Giosuè Maraviglia, che lo iniziò allo studio del violino. In pochi anni imparò tutto ciò che il maestro poteva insegnargli, tant’è che all’età di quindici anni lo avviò all’Istituto Musicale di Firenze, dove ebbe modo di frequentare i corsi di violino del prof. Giovacchini, nonchè d’armonia, contrappunto e fuga, tenuti dal prof. Tacchinardi. Fu così che ad appena diciannove anni conseguì, per la scuola di violino,  il diploma di  alunno emerito vincendo anche il primo premio del concorso per una composizione di Corale a cinque parti con organo, bandito dall’Accademia di Firenze.

Rimase a Firenze ancora per due anni, per approfondire lo studio della composizione; fu proprio in questo periodo, nel 1885, che conobbe il celebre violinista Cesare Thomson, che lo convinse a seguirlo al Conservatorio di Liegi, in Belgio, dove il Thomson reggeva la scuola di perfezionamento di violino. E fu lì che nel 1887, dopo appena un anno di frequenza, vinse il primo premio del concorso, e poi l’anno seguente il Gran Premio del Concorso Internazionale di Violino, divenendo l’allievo prediletto del celebre maestro Thomson. In occasione di questo secondo concorso Ippolito Ragghianti eseguì un suo concerto per violino e orchestra meritandosi anche la medaglia d’oro. Il successo riportato fu tale che la stampa belga definì la composizione un’opera di alto impegno.

Fu l’inizio della gloria per questo giovane viareggino tant’è che le richieste di concerti gli giungevano da ogni parte d’Europa: Dresda, Nizza, Amburgo, ed anche dalla Corte di Londra. Ma la fama non riuscì ad offuscare in Ippolito, o Politinocome i concittadini solevano chiamarlo, l’amore per la sua terra: dette concerti al Nettuno, al Regio Casino, altri a favore dei terremotati dell’isola di Ischia, un altro per sovvenzionare il monumento a Catalani, un altro al Regio Teatro Pacini a favore della Misericordia, e l’ultimo, nel 1882, a beneficio della Pubblica Assistenza Croce Verde.

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Tornò definitivamente nella casa natale di Viareggio nel 1894, sperando di poter ultimare la sua opera lirica Jean Marie, ma il male che lo pervadeva lo aveva già minato. Dicono che implorasse il medico che lo assisteva dicendogli: Un mese, un mese soltanto di vita per poter completare la mia opera … Riuscì a terminare solo la parte di canto e di pianoforte: la morte lo strappò alla sua arte, ai suoi cari ed a tutta la cittadinanza di Viareggio, a soli ventinove anni di età, il giorno 21 novembre 1894.

La Giunta comunale “…compresa la disgrazia che colpisce Viareggio, l’Italia e l’arte musicale..”, delibera che i funerali siano fatti a spese del Municipio. La scomparsa di Ragghianti è sinceramente pianta da tutti i viareggini, ed il sentimento comune è ben descritto dalle parole che padre Pacifico Bigongiari scrisse nella Cronaca del convento francescano di Sant’Antonio:

“E’ morto il povero Ippolito Ragghianti dopo vaer ricevuto volentieri i SS.Sagramenti a lui amministrati da don Celestino Angeli cappellano della Misericordia. Non poteva non morire da buon cristiano un giovane che aveva avuto dalla natura un’indole dolce, ingenua, un cuore pieno di gentilezza, e che dalla madre aveva avuto un’educazione veramente pia e religiosa. La notizia della sua morte è corsa subito in tutta la città ed ha fatto profonda impressione per la buona fama cui godeva presso tutti, sia come giovane costumato sia come valente violinista. Il dolore poi della famiglia è stato immenso che aveva in lui un tesoro di glorie e di risorse. Veramente è stato doloroso e straziante per tutti perdere un giovane di 29 anni, così caro, così bravo nel suonare il più gentile degli strumenti, il violino.”

I funerali si svolgono il 24 novembre e padre Bigongiari ancora annota:

“Viareggio non aveva mai veduto un funerale così imponente per l’affluenza della gente, tanto di Viareggio che di fuori. Oltre i sacerdoti vi erano sette Società colle bandiere, due bande musicali, il Municipio, i due maestri di musica Puccini e Mascagni, signori e signore del Belgio e di Nizza”.

Sappiamo anche che ad accompagnare il feretro, quel pomeriggio del 24 novembre, vi era anche il suo primo insegnante di musica, il maestro Giosuè Maraviglia, e che tra le testimonianze floreali che letteralmente ricoprivano il carro primeggiavano quelli inviati dalla Regina Margherita di Savoia, dai Principi di Borbone, dall’Accademia Santa Cecilia di Roma, dall’Istituto Musicale di Firenze e da molti altri.