Biblioteca e Archivio Storico di Sant’Antonio – Viareggio
Medicina d’altri tempi
Durante lo spostamento dell’archivio e della biblioteca di S.Antonio, inevitabilmente siamo venuti a contatto con migliaia di volumi e pubblicazioni di vario genere. Alcuni di questi hanno immediatamente suscitato la nostra curiosità, vuoi per la rilegatura che denota una particolare edizione o epoca, vuoi per le condizioni di deterioramento. In questo caso, invece, è stato il titolo “Tissot – Avviso sulla salute“, impresso sul costone, che unito alla data di pubblicazione, il 1772, ci ha subito fatto balenare l’idea di poter magari scoprire i metodi con i quali venivano curati i nostri antenati.
In effetti è stato così. Si tratta di una sorta di manuale di medicina del “Signor Tissot, Dottore in Medicina di Monpelier … tradotto dal francese nell’italiano idioma dal Dottor Vincenzo Garzia ” ed è rivolto a chi, potendo leggere, potesse apprendere e in qualche modo applicare i rimedi indicati per le varie tipologie di malattia lì elencate. Si parte da numerose tipologie di febbri, suddivise e denominate a secondo degli effetti palesati, per poi passare a tutto lo scibile medico di quel tempo.
Vi sono anche annotati, nella apposita tavola posta in appendice al tomo, tutti i rimedi necessari per poter curare ogni male conosciuto, indicati con dovizia di particolari anche per la loro composizione e per la posologia.
Lo so, non è giusto né tantomeno corretto rimarcare e rendere risibili certi aspetti della medicina di quel tempo, ma … leggendo quello che è stato riportato sotto a proposito di un metodo di rianimazione per annegati, credetemi, proprio non ci sono riuscito ….
Buona lettura.
Claudio.
Trascrizione:
“S’introduca al più presto che si possa, ed in gran quantità, del fumo del tabacco negl’intestini per l’ano. Per ciò fare si hanno delle macchine assai comode, destinate a questo uso, ma come esse sono assai rare, vi si può supplire per molti pronti mezzi: il primo, col quale si è salvata una femmina, consiste a introdurre nell’ano la cannuccia di una pippa accesa; si circondi la bocca di essa pippa con una carta forata con molti buchi, si ponga nella bocca, e si soffi con tutte le forze; al quinto soffio s’intese nel ventre della femmina un gorgoglio considerabile; essa rese dell’acqua per la bocca, ed un momento appresso ritornò in sensi.
Si possono ancora accendere due pippe, delle quali si avvicinano le bocche; si ponga poi la cannuccia nell’ano, e con l’altra si soffia.
Si può ancora introdurre qualunque vapore, mettendo nell’ano una cannuccia legata fortemente ad una vescica; questa vescica sarà legata dall’altra estremità ad un grande imbuto, sotto il quale bruciar si faccia il tabacco. Questo mezzo mi è riuscito in altri casi, in cui il bisogno me lo fece inventare.”